L’Europa è di fronte a un pericolo imminente: un enorme flusso di lava che minaccia la stabilità. Questa situazione solleva molte domande e preoccupazioni, specialmente per l’Italia.
Nascosto tra la Germania e la Repubblica Ceca, il Vogtland è noto per i suoi movimenti tellurici, che solitamente si manifestano sotto forma di sciami sismici regolari e di bassa intensità. Recentemente, però, un team di esperti del Centro di Ricerca Tedesco per le Geoscienze GFZ, capitanato da Torsten Dahm, ha rilevato un’attività sismica insolita, aprendo le porte a una nuova fase di indagine. Questo gruppo di scienziati sta conducendo un progetto di monitoraggio approfondito nella regione e ha recentemente completato l’installazione di una rete di sismometri, posizionati strategicamente nei pozzi trivellati.
Di solito, gli sciami sismici del Vogtland persistono per diverse settimane, generando principalmente scosse di lieve entità. I più intensi raggiungono appena la magnitudo 4.5. Ma a fine marzo 2024, la terra tremò in modo diverso: un terremoto, con epicentro spostato a nord di ben 9 miglia (15 chilometri) rispetto ai precedenti, ha colpito la regione.
Questo evento sismico non si è verificato lungo una faglia verticale come di consueto, ma sembra essersi sviluppato lungo una struttura sotterranea quasi orizzontale. Questo fenomeno solleva interrogativi significativi, poiché il Vogtland è situato lontano dai confini delle placche tettoniche, rendendo poco chiaro il motivo di questa attività sismica intensificata. Una teoria proposta suggerisce che potrebbe esserci un flusso di magma in movimento sotto la superficie terrestre.
Secondo Tortsten Dahm, geofisico leader del progetto, gli sciami sismici potrebbero essere il risultato della fuoriuscita di anidride carbonica da fluidi magmatici situati a circa 50 km di profondità. Questo solleva il quesito sulla presenza di vulcani attivi, dato che nel Vogtland non ne sono stati individuati, e vi sono poche prove di attività vulcanica passata. Quindi, i ricercatori si interrogano se il magma in fusione emerga effettivamente dal mantello terrestre per infiltrarsi nella crosta sottostante o se siano i fluidi e i gas prodotti dal magma a causare i terremoti.
Secondo la comunità scientifica, le forze di compressione presenti nella crosta terrestre dovrebbero impedire ai magmi di fuoriuscire, ma potrebbero accumularsi nel corso del tempo. Questo accumulo potrebbe eventualmente portare alla formazione di nuovi vulcani nel corso di decine o centinaia di migliaia di anni, suggerendo la possibilità di futuri crateri attivi nel Vogtland.
Sebbene l’Italia non sia direttamente coinvolta negli eventi sismici del Vogtland, il paese non è immune ai pericoli dei terremoti. Situata lungo il margine di convergenza tra la placca africana e quella euroasiatica, l’Italia sperimenta regolarmente terremoti dovuti all’accumulo di energia causato dal movimento delle placche tettoniche. Le regioni più a rischio includono la Sicilia, le Alpi Orientali, gli Appennini dall’Emilia Romagna alla Calabria e alla Puglia. Inoltre, i Campi Flegrei, caratterizzati dal fenomeno del bradisismo, rappresentano un’altra area vulnerabile ai terremoti.
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