Africa infuocata: le temperature da record hanno fatto schizzare i termometri a livelli mai visti prima

Africa: dove il sole spietato brucia la terra e avvelena l’aria. Il continente è in balia di un’ondata di calore senza precedenti

terreno arido
terreno arido – ttiviaggi.it

L’Africa si trova ad affrontare un’ondata di caldo eccezionale, con migliaia di record di temperature massime che sono stati infranti dal Camerun alle Mauritius l’ 11 marzo scorso. Questa giornata si è rivelata una delle più calde di sempre per il continente africano, segnando massimi storici per il mese corrente.

Cosa sta succedendo in Africa

Questo aumento delle temperature è particolarmente evidente nelle regioni continentali dell’Africa sub-sahariana, colpite dai torridi venti di “Harmattan”, provocati dal divario barico tra l’anticiclone dinamico sahariano e le basse pressioni associate al “fronte di convergenza intertropicale” sopra il Golfo di Guinea. Questa situazione è causata anche dalla presenza di masse d’aria molto secche nei bassi strati, unite all’intenso soleggiamento diurno e al cielo sereno, che stanno contribuendo ad un riscaldamento significativo della regione sub-sahariana.

Dal Camerun alle Mauritius, un’unica fornace avvolge paesi e città, con massime che sfiorano i +45°C. Il Camerun, in particolare, ha visto la sua capitale Garoua raggiungere i +45,5°C, un record assoluto per il mese di marzo. Nemmeno gli arcipelaghi africani sono risparmiati. Le Mauritius, ad esempio, hanno registrato +35,1°C sull’isola di Agelaga, mentre l’isola di Ascensione ha vissuto la sua notte più calda di sempre con +27,5°C.

Le immagini che arrivano dall’Africa sono apocalittiche: campi aridi e screpolati, fiumi in secca, animali che muoiono di sete. Le persone sono stremate dal caldo e i bambini non possono giocare all’aperto. Gli adulti faticano a lavorare nei campi e purtroppo gli anziani sono più vulnerabili alle malattie.

uomo africano
uomo africano – ttiviaggi.it

A cosa è dovuto questo caldo e cosa possiamo fare

Questo fenomeno potrebbe essere attribuito alle alte temperature delle acque superficiali dell’Atlantico tropicale e subequatoriale, influenzate anche da “El Niño”, che sta sperimentando una fase calante sull’area del Pacifico. Tuttavia, gli effetti di questo fenomeno continueranno ad essere avvertiti in tutto il mondo almeno fino alla fine della prossima estate.

L’Africa ha bisogno del nostro aiuto. Non possiamo voltarci dall’altra parte mentre il continente brucia, dobbiamo quindi agire per fare del nostro meglio: iniziando con la riduzione delle emissioni dei gas serra, puntando su energie rinnovabili, mobilità sostenibile e consumi responsabili.

Dobbiamo inoltre promuovere uno sviluppo sostenibile che tenga conto delle fragilità ambientali dell’Africa. Investire in agricoltura resiliente al clima, in infrastrutture idriche efficienti e in sistemi di energia pulita. Infine, sostenere le comunità locali nel loro adattamento ai nuovi scenari climatici. Fornire loro le risorse e gli strumenti necessari per affrontare la siccità, la desertificazione e gli altri effetti del cambiamento climatico.

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