Un’Islanda come non l’avete mai vista: ecco la vera storia di questo posto selvaggio

L’Islanda, terra di vulcani e ghiacci, nasconde un passato burrascoso e storie incredibili. Scopritele insieme a me

Tra le storie dimenticate, una di quelle più drammatiche e meno conosciute è quella dei balenieri baschi e del loro scontro con gli islandesi nel Seicento.

islanda
islanda – ttiviaggi.it

Un’Islanda diversa dai giorni odierni

Sono tornata da qualche giorno dal mio viaggio in Islanda. Era la mia prima volta e me ne sono innamorata. Ma non ne avevo dubbi. Già dalle foto si può capire la bellezza di questi luoghi e chi apprezza la natura come me, sa di cosa parlo. Stando una settimana lì ho avuto il tempo e la curiosità di scavare un po’ nel passato di questa isola un po’ dimenticata da tutti. Mi sono infatti chiesta “ma che passato ha avuto l’Islanda? Ok c’erano i vichinghi che con le loro barchette hanno raggiunto la Groenlandia e l’America, ma cos’altro?” e quindi questo è ciò che ho scoperto.

Immaginate un’Islanda di altri tempi, ben diversa da quella che conosciamo oggi. Un’isola povera e selvaggia, dove la gente lottava per la sopravvivenza contro il freddo, la natura ostile e la scarsità di risorse. Improvvisamente, ecco arrivare navi straniere: i baschi, abili marinai provenienti dalla penisola iberica, in cerca di un tesoro prezioso: le balene.

Due popoli diversi, due culture diametralmente opposte, che si incontrano in un contesto di necessità e incomprensione. I baschi, esperti cacciatori di balene, desideravano la “spermaceti“, una sostanza preziosa ricavata dal capodoglio, utilizzata per la produzione di profumi e candele. Gli islandesi, invece, vivevano di pesca e pastorizia, e vedevano nelle balene una fonte di cibo e materiali essenziali per la loro sopravvivenza.

balena
balena – ttiviaggi.it

Quando scoppia la scintilla

La comunicazione era un ostacolo enorme, un muro invalicabile che separava due mondi così diversi. Per superare questo ostacolo, i baschi e gli islandesi inventarono un pidgin, un linguaggio semplificato fatto di parole basche, olandesi, francesi, tedesche e spagnole. Un codice rudimentale, ma sufficiente per permettere uno scambio minimo di informazioni e per facilitare le transazioni commerciali.

Funzionò, almeno per un po’. Le balene vennero cacciate, la spermaceti scambiata con carne, latte e pelli. Un equilibrio precario, basato sulla necessità reciproca e sulla fragile comprensione reciproca. Ma le incomprensioni e la diffidenza erano sempre latenti, pronte a esplodere alla minima scintilla. Infatti nel 1615, una serie di eventi sfortunati scatenò la furia degli islandesi. Tre navi basche affondarono durante una tempesta, i sopravvissuti, disperati e affamati, saccheggiarono una canonica.

Il procuratore Ari Magnússon dichiarò fuorilegge i baschi e diede il via libera a una caccia all’uomo senza scrupoli. Tra i 31 e i 40 baschi vennero uccisi brutalmente, i loro corpi mutilati e gettati dalle scogliere. Un massacro efferato che segnò per sempre la storia dell’Islanda.

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